Nutrizione Olistica per prevenire per curare    
Nutrizione Olistica Prof. Marcello Mandatori
 
 
 
 
 
 
Nutrizione Olistica
 

Allergopatie

[05-10-2012]

Nuova terapia per allergie E.P.D.


Le stime più recenti riportano che la patologia respiratoria allergica da inalanti colpisce una fascia di popolazione che oscilla tra il 15 ed il 20 %.
I dati ISTAT segnalano circa 1.500 decessi annuali imputabili ad asma bronchiale; tale dato è certamente sottostimato in relazione ad una prevalenza del 2-3% della malattia sulla popolazione italiana, corrispondente a circa 1.500.000 di pazienti asmatici.
La stima dei pazienti affetti da congiuntivite e rinite allergica è molto più difficile e sfugge ad una precisa valutazione. Si presume, da rilievi epidemiologici, che circa 8 – 10.000.000 di persone soffrano di tale patologia e facciano uso di farmaci specifici.
I trattamenti terapeutici attualmente più diffusi in Italia sono i farmaci antiallergici (antistaminici, cortisonici, farmaci omeopatici, fitoterapici, ecc.), utilizzati da una popolazione stimabile intorno ai 5.000.000, e l’immunoterapia tradizionale cui si sottopongono annualmente circa 500.000 pazienti.
I farmaci antiallergici sono soltanto sintomatici e solo parzialmente efficaci e spesso gravati da alcuni effetti collaterali.
L’immunoterapia specifica tradizionale (I.T.S.), ancora oggi controversa, a fronte di un’accertata efficacia è gravata da una notevole complessità di esecuzione e spesso da rischi talora non trascurabili. Questo spesso suscita resistenze da parte del paziente il quale essendo atopico si astiene dall’eseguire anche solo gli accertamenti diagnostici che lo porterebbero all’attuazione di un trattamento I.T.S..
Il trattamento ideale, per una patologia così diffusa e spesso invalidante, deve offrire le più ampie possibilità di terapia per il maggior numero di pazienti con caratteristiche di efficacia, tollerabilità, maneggevolezza e compliance.
Già nel 1959 un medico ORL ceco, dottor S. POPPER, conoscendo che i polipi nasali erano per la maggior parte composti da acido ialuronico cercò di scioglierli iniettandoli con ialuronidasi. Questo trattamento fallì dallo sciogliere i polipi ma curò i sintomi della rinite. POPPER, quindi, decise di usare lo stesso trattamento per la febbre da fieno. Iniettò la ialuronidasi nel naso durante il picco estivo della pollinazione e curò i sintomi nei suoi primi 30 pazienti. Lo stesso esperimento fu ripetuto l’anno dopo con gli stessi risultati.
Nel 1961 l’esperimento fallì e nel 1962 POPPER individuò che soltanto alcuni gruppi di ialuronidasi erano attivi.
Molti studi susseguirono fino al 1966 da parte di POPPER, quando egli morì. I suoi lavori furono ripresi dal dottor Leonard McEwen che dopo aver testato molti gruppi di iarulonidasi scoprì, che l’enzima attivo era la Beta Glicuronidasi.
Il trattamento chiamato da McEwen E.P.D. consiste nella inoculazione intradermica di dosi estremamente basse (10-6 - 10-14) di allergeni insieme all’enzima b glicuronidasi: quest’ultimo è presente fisiologicamente nell’organismo umano con la funzione di “messaggero”, nella fase di presentazione dell’allergene al T linfocita da parte del macrofago.
Il sistema immunitario si attiva in un primo momento con una fase “ricognitiva”, riconoscendo l’antigene (l’allergene nel caso dell’allergia) e decide quindi il proprio comportamento di tolleranza o no. Solo successivamente, riconoscendolo come “NON SELF”, si manifesta la fase “operativa”, con l’azione anticorpale e l’attivazione delle varie cellule e delle sostanze chimiche che configurano la risposta immunitaria. Nella fase ricognitiva, l’intervento dei linfociti T suppressor ed helper (in rapporto tra di loro), determinerà la produzione o meno di anticorpi; è stato dimostrato che le linfochine, sostanze che “modulano” l’attività dei linfociti, “messaggere” naturali, sono in grado di orientare il sistema immune verso la tolleranza o la risposta, se somministrate con differenti dosi di antigene. L’allergene, in dose minima, associato all’enzima b glicuronidasi ed introdotto nel derma attraverso l’iniezione, viene captato dalle cellule di Langherans, ivi abbondantemente presenti. Tali cellule migrano nei linfonodi “presentando” l’allergene ai linfociti T ancora non “specializzati” i quali si moltiplicano e assumono la funzione suppressor. Tale reazione trasmessa a tutti i linfonodi crea una risposta suppressor nei riguardi dell’allergene in causa.

Questa è la base teorica del trattamento EPDyme secondo McEwen, che dal lontano 1967 presso il St. Mary’s Hospital Allergy Clinic di Londra, ha condotto numerosi trials clinici su oltre 50.000 pazienti. Le numerose e successive sperimentazioni cliniche hanno dimostrato e confermato la validità del trattamento per le pollinosi, le allergie da polveri, acari della polvere, muffe e derivati epidermici. Gli studi clinici eseguiti sono stati molto favorevoli, ottenendo risultati terapeutici tali da far si che sia gli allergologi inglesi che americani ed i loro pazienti, dessero la preferenza a questo tipo di trattamento, le ricerche cliniche versus placebo, eseguite su pazienti allergici a pollini e polveri hanno dimostrato che i pazienti trattati con Placebo hanno dovuto ricorrere alla terapia farmacologica antiallergica in misura notevolmente superiore ai pazienti trattati con Epdyme.
Le sperimentazioni avvenute in Gran Bretagna, Australia, Stati Uniti ed Italia, hanno consentito di ottenere la conferma definitiva della sua elevata tollerabilità. La possibilità di reazioni indesiderate all’immunoterapia è infatti direttamente proporzionale alla quantità della singola dose di allergene somministrata, il trattamento conferma la regola: infatti la dose somministrata è ben tollerata, essendo addirittura inferiore alla dose di allergene inoculata in fase diagnostica con la tecnica del Prick – test. Nelle ricerche effettuate, il numero di reazioni allergiche rilevate, o di intolleranza nei confronti del trattamento, è stato veramente esiguo: comunque la reazione era solo locale e non sistemica.
Il trattamento EPDyme è indicato nella terapia delle patologie allergiche respiratorie maggiori (asma bronchiale) e minori (congiuntivite, rinite e oculo-rinite). E’ indicato per le allergie da sostanze inalanti. Possono essere trattati pazienti di ogni età e sesso, soprattutto quei pazienti che abbiano precedentemente rifiutato trattamenti iposensibilizzanti troppo impegnativi e rischiosi. Il trattamento EPDyme. viene eseguito mediante iniezione intratermica a livello della parte volare dell’avambraccio.
Si prepara preventivamente la soluzione con i due composti, allergene (0,04 ml) e b glicuronidasi (0,01 ml), prelevati dagli appositi flaconi. L’inoculazione viene eseguita dopo aver mescolato, in siringa la soluzione ottenuta. Il pomfo che si presenta in seguito all’iniezione, viene rapidamente assorbita, il costo è limitato 150 euro a somministrazione.


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